Carissimi,
Ancora una volta la nostra vita ecclesiale è chiamata a confrontarsi con una limitazione che le autorità civili, nella loro responsabilità propria, giungono a imporre alle manifestazioni
pubbliche - e quindi anche alle nostre Celebrazioni - a seguito dell’evolversi preoccupante della pandemia. Oltre all’applicazione delle disposizioni previste dal Piano di protezione
diocesano in vigore, ci è chiesto di non superare il numero di cinquanta partecipanti alle nostre assemblee liturgiche, indipendentemente dalla grandezza e dalla conformazione
dell’edificio sacro.
È vero, non sono poche le situazioni parrocchiali in cui non è prevedibile, in via ordinaria, il superamento di questa cifra. Però, ce ne sono altre, soprattutto nei centri più popolosi,
dove non mancheranno i disagi a questo proposito, soprattutto in considerazione dell’imminente solennità di Tutti i Santi e della Commemorazione di tutti i fedeli defunti. Anche i ragazzi e le
ragazze pronti per la Cresima e per la Prima Comunione vedranno nuovamente posticipare la data di accesso al sacramento per cui si sono preparati. Questo dispiace davvero a tutti: a loro, al
Vescovo, ai Presbiteri, alle famiglie, ai Catechisti e a tutta la Comunità cristiana. Il numerus clausus non si addice all’intima natura dell’Eucaristia. Ad essa, tutti i fedeli che lo
desiderano, devono potersi accostare!
Il tempo tribolato che stiamo vivendo, tuttavia, esige sacrifici. Ci chiede di trovare soluzioni che, pur essendo lontane da ogni nostro auspicio, consentano comunque, almeno per il
momento, di non ritornare al digiuno forzato e totale dalle Celebrazioni, a cui purtroppo abbiamo già dovuto sottostare.
Prendiamone atto con lucidità. Potrà capitarci di non poter entrare in chiesa per celebrate i Santi Misteri con i fratelli e le sorelle. Potremo essere invitati ad andare alla Santa Messa in
altro momento o luogo, magari anche durante la settimana.
Voglio dirvi che comprendo perfettamente i sentimenti di tristezza e amarezza che si potranno provare. Però, vorrei nondimeno esortarvi a vivere questa situazione con intelligenza e
grandezza d’animo. Non sentiamoci esclusi. Non coltiviamo risentimenti verso nessuno, tantomeno nei confronti di coloro che saranno incaricati di far osservare le regole. Cerchiamo di
custodire sopra ogni cosa la pace del ocuore, anche di fronte a questa contrarietà. Il Signore non ci lascerà mancare il frutto di grazia preparato per noi anche in tale circostanza.
È una testimonianza preziosa che, come cristiani, siamo chiamati a dare a tutti. Si respira ovunque, infatti, la tentazione di cedere alla recriminazione o al lamento generalizzato verso
chi è responsabile delle condizioni della nostra convivenza civile in questo tempo complicato. Ogni disposizione data può avere aspetti discutibili, facili da mettere in evidenza.
Tuttavia, non dobbiamo pensare solo al nostro dispiacere. È normale che vediamo subito ciò che ci è tolto. II mondo, però, sarebbe diverso se cominciassimo ad avere occhi anche per il
dolore dell’altro, dei malati, dei loro familiari, di chi li deve curare, di tutte le categorie più fragili della società, che già in tempi normali devono rinunciare a tante cose e che ora si
trovano in un pericolo ancora più grande.
Vi chiedo, quindi, di continuare a essere pazienti e sereni, rafforzando il nostro impegno ad adorare il Signore, Cristo, nei nostri cuori e a dare ragione, a chiunque ce la domandi, della
speranza che rimane in noi (cf. 1 Ft 3,15), nonostante tutto, in virtù di Colui che non cessa di farla fiorire in ogni cuore disponibile alla lotta perseverante e alla supplica incessante.
Vi lascio con le parole di San Paolo at cristiani di Efeso, che faccio mie, soprattutto quando parla in prima persona: “Rafforzatevi nel Signore e nel vigore della sua potenza… Prendete
l’armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno cattivo e restate saldi dopo aver superato tutte le prove... In ogni occasione, pregate con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello
Spirito, e a questo scopo vegliate con ogni perseveranza e supplica per tutti i santi. E pregate anche per me, affinché, quando apro la bocca, mi sia data la parola, per far conoscere con
franchezza il mistero del Vangelo... affinché io possa annunciarlo con quel coraggio con il quale devo parlare” (Ef 6, 10-20).
Di cuore, vi saluto tutti e vi benedico nel Signore!
+ Valerio Lazzeri, Vescovo di Lugano