GMG Lisbona

 

Amati e chiamati, chiamati per nome, tutti, così come siamo, con le gioie e le ferite, le cadute, le lacrime, il sorriso l’amore ricevuto.
Queste in estrema sintesi le parole rivolte dal Papa ai giovani presenti al parco Edoardo VII in centro a Lisbona e al Parque Tejeo (un’ex discarica alla periferia di Lisbona riqualificata per l’occasione) nei giorni salienti di questo 37a GMG.
Parole semplicissime, quasi banali ma rivolte a giovani e giovanissimi da Papa Francesco in uno stile coinvolgente, in una sorta di dialogo, diretto e franco. Non ho dati statistici e magari l’impressione nasce dal tempo che aggiunge anni anche alla mia storia, ma questa GMG mi è sembrata frequentata da giovani più giovani del solito, ho l’impressione che l’età media si sia abbassata. E allora le parole del Papa non mi sembrano affatto banali se penso ai destinatari, giovanissimi che per la prima volta si sentono dire di valere infinitamente per quello che sono, amati così, chiamati così, per nome, uno a uno e tutti insieme. Con i 100 del gruppo ticinese anche 11 giovani che fanno capo alle attività del nostro Oratorio (solo due di loro con già una GMG alle spalle, quella di Cracovia). Ciascuno di loro racconta qualcosa di diverso, in ciascuno la GMG lavora in modo differente, le folle e i grandi numeri sembrano essere il punto chiave dell’esperienza.
Ludovica si concentra sul partire come Maria che si alzò e andò di fretta, secondo il tema della GMG: «partiti con l’indispensabile, sapendo di dover camminare - anche a lungo - portandoci ciò che pensavamo sarebbe servito e confidando nella generosità di coloro che ci avrebbero ospitato». Ospitalità che colpisce anche Lucilla «sono rimasta profondamente colpita dalla cordialità e dalla disponibilità della nostra famiglia ospitante. Non è per niente scontato che una coppia di anziani (più vicini agli ottanta che ai settanta) accolga nel loro secondo appartamento quattro ragazze e in seguito una quinta, mettendosi a disposizione per i trasporti alla mattina presto e alla sera tardi». Per Matteo «vedere tanti giovani tutti riuniti in preghiera, fiumi di giovani cantando e ballando, vedere il papa, la via crucis, dormire all’aperto» si bilancia con la «fatica a concentrasi durante le Messe per la lingua e la durata». Giovanni riconosce che «la generazione dei Social Network sente quella di esporre la propria fede come una scelta fortemente impopolare ai fini della propria immagine», in questo contesto «la GMG è stata una boccata d’aria fresca. A Lisbona nessuno di noi è stato costretto a custodire la propria fede come un segreto impronunciabile. Al contrario, ogni cosa che abbiamo vissuto ci ha ricordato che essere credenti è una scelta coraggiosa, tramite la quale abbiamo l’occasione di crescere e diventare ogni giorno la versione migliore di noi stessi». Samuele, il più giovane del gruppo, ricorda l’impressionante numero dei presenti con lo stesso intento: «Il dormire poco veniva ampiamente compensato dalla compagnia e dallo stare insieme. Una cosa che mi ha impressionato molto è il fatto di essere oltre un milione e mezzo di giovani in un solo luogo, allo stesso momento e con lo stesso obbiettivo: riscoprire la propria fede». Ovviamente non tutto è rose e fiori e le scomodità sono molte ma possono trovare un senso come racconta Aramis: «Devo essere sincero, spesso mi lamentavo per la qualità dell’organizzazione dell’evento, per la carenza di cibo, per il caldo, per i compagni di viaggio scontrosi; qualcosa si trova sempre. Ma quando il Papa è arrivato, mi sono commosso a vederlo così gioioso di incontrarci; nonostante le sue difficoltà fisiche, aveva deciso di affrontare il caldo per donarci il suo sorriso e le sue parole di saggezza e speranza. È come se qualcuno mi avesse detto: “Smettila di lamentarti: taci e ascolta”». Forse tutti come Deborah portano a casa «i sorrisi, i momenti di riflessione insieme, volti amici di giovani che condividono la stessa fede e la gioia “sana” dei momenti di incontro. Una piccola luce accesa nel nostro cuore, che illuminerà le nostre giornate e a cui potremo attingere anche nei momenti di difficoltà».
Il senso di tutto questo? Ve lo propongo nelle parole del giornalista di Radio Vaticana Fabio Colagrande: Da dove vengono questi misteriosi ragazzi e ragazze arrivati a frotte a Lisbona dai cinque continenti, fino a comporre un tappeto di un milione di adolescenti che pregano e cantano con il Papa? Sono comparse assoldate dal Vaticano? Sono persone che non sapevano dove andare in vacanza? No, probabilmente sono giovani inquieti, che non si accontentano. [...] sono per i vescovi e i preti, i religiosi e le religiose, una grande chiamata alla responsabilità. [...] La spianata di sabato 5 agosto al Parque Tejo non è una prova di forza, una sfida al mondo secolarizzato. Ma una sfida prima di tutto a noi come Chiesa.

Qui altri articoli di Colagrande per una lettura "leggera" ma profonda della GMG di Lisbona:

“Volevo andare a Lisbona”: fantacronache a distanza dalla GMG 2023

“Volevo andare a Lisbona 2”: fantacronache a distanza dalla GMG 2023

“Volevo andare a Lisbona 3”: fantacronache a distanza dalla GMG 2023

 

 

Le testimonianze dei partecipanti dall'Oratorio di Balerna.

Questa esperienza mi è piaciuta molto, vedere tanti giovani tutti riuniti in preghiera, fiumi di giovani cantando e ballando (immagine che ho ancora nella testa). Vedere il papa è stato molto bello come anche il via crucis e l'esperienza di dormire all'aperto(prima volta nella mia vita) in un campo.
Un punto a sfavore è stato un po' che  le messe all'aperto non riuscivo bene a concentrarmi per colpa della lingua(quando era in portoghese) e dalla lunghezza della messa. Quest'anno ero stato pure a taizè l'esperienza avuta a taizè mi ha toccato maggiormente. Ma ripeto alla gmg mi sono sentito bene e l'esperienza mi è piaciuta molto.

MATTEO

 

 

 

Nel 2023 essere giovani e affermare di essere cattolici è diventato sempre più una sfida. Spesso infatti si viene confrontati a domande tendenziose, prese in giro neanche troppo velate e giudizi sarcastici. In poche parole, chi espone la propria fede compie una scelta fortemente impopolare ai fini della propria immagine (e noi, che siamo la generazione dei Social Network, purtroppo sappiamo quanto l'immagine possa contare più di ogni cosa).
Proprio per questi motivi la GMG è stata una boccata d'aria fresca. A Lisbona nessuno di noi è stato costretto a custodire la propria fede come un segreto impronunciabile. Al contrario, ogni cosa che abbiamo vissuto (dai numerosi momenti di riflessione a quelli di maggiore spensieratezza, passando per la calorosa accoglienza delle famiglie che ci hanno ospitato) ci ha ricordato questo: essere credenti non è un atto stupido o ingenuo. È una scelta coraggiosa, tramite la quale abbiamo l'occasione di crescere e diventare ogni giorno la versione migliore di noi stessi. Dio c'è, e ci siamo anche noi.

GIOVANNI

 

 

 

Della GMG a Lisbona mi porto a casa i sorrisi, i momenti di riflessione insieme, volti amici di giovani che condividono la stessa fede e la gioia "sana" dei momenti di incontro. Una piccola luce accesa nel nostro cuore, che illuminerà le nostre giornate e a cui potremo attingere anche nei momenti di difficoltà.

DEBORAH

 

 

"Maria si alzò e andò di fretta". È questo il motto della GMG di Lisbona che abbiamo vissuto qualche settimana fa.
È, come nel Vangelo, una frase essenziale, ma sottintende molto di più di quanto scritto: Maria parte di fretta dopo l'annuncio dell'angelo, portando probabilmente con sé lo stretto necessario, fidandosi di quanto avrebbe ricevuto.
Ed è un po' con questo spirito che abbiamo vissuto tale evento: partiti con l'indispensabile, sapendo di dover camminare - anche a lungo - portandoci ciò che pensavamo sarebbe servito e confidando nella generosità di coloro che ci avrebbero ospitato.
"Quello che mi colpisce ad ogni gmg" mi aveva detto don Rolando "è l'accoglienza dei pellegrini", ed è proprio con questo spirito benevolo che siamo state ospitate: una gentilissima coppia di anziani ha offerto una casa, solitamente affittata a studenti, per l'accoglienza di quattro ragazze. Appena arrivate siamo state ricevute con affetto, quasi come se fossimo amici di lunga data. Ma non è il tetto (o il moltissimo cibo) quello che mi ha colpita; la disponibilità, l'affabilità, la voglia di entrare in contatto con un'altra cultura raccontando della propria. La comunicazione, seppur filtrata dalle differenze linguistiche, è sempre stata scorrevole: la nostra gratitudine e la loro gioia nell'ospitarci hanno superato gli ostacoli comunicativi.
La comunicazione è un altro dei molteplici punti interessanti dell'esperienza che abbiamo vissuto: non solo la comunicazione verbale, ma l'incontro, la possibilità di conoscere coetanei che provengono da tutto il mondo con cui si ha in comune almeno un punto certo, ossia la fede. Non importava l'idioma, la permanenza, la ragione per cui ci si trovava in un determinato luogo contemporaneamente, ma era l'abitudine salutarsi da un lato all'altro della strada, mostrare le rispettive bandiere in segno di vicinanza, battersi "il cinque" quando ci si incrociava sullo stesso marciapiede.
Complessivamente credo sia impossibile descrivere dettagliatamente una settimana così incredibile sotto vari punti di vista: ogni giorno era un'esperienza diversa, densa di emozioni, eventi e incontri che - credo e spero - ci porteremo dietro non solo come ricordi, ma come insegnamenti per la vita.
Trovarsi in mezzo a 1,5 milioni di persone della Messa finale e realizzare che, oltre ogni possibile differenza, a unire ci sia la fede è forse la testimonianza più intensa di quello che può essere il Cristianesimo: non importa null'altro che la presenza, la capacità di essere - ed essere uniti - radunati nel nome del Signore.

LUDOVICA

 

 

Mi è piaciuto molto condividere l'esperienza della GMG con i miei fratelli e gli amici. La GMG però, a livello spirituale, non mi avrebbe lasciato molto, se non fosse stato per il Papa. Devo essere sincero, spesso mi lamentavo per la qualità dell'organizzazione dell'evento, per la carenza di cibo, per il caldo, per i compagni di viaggio scontrosi; qualcosa si trova sempre. Ma quando il Papa è arrivato, mi sono commosso a vederlo così gioioso di incontrarci; nonostante le sue difficoltà fisiche, aveva deciso di affrontare il caldo per donarci il suo sorriso e le sue parole di saggezza e speranza. È come se qualcuno mi avesse detto: «Smettila di lamentarti: taci e ascolta».

ARAMIS

La GMG per me era una novità, un pellegrinaggio verso una città del mondo dove si incontrano altri giovani. Semplicemente questo era per me la GMG prima di viverla. Devo dire che fino al momento della partenza avevo un po’ di ansia sul fatto di non sapere dove avrei dormito e soprattutto quanto avrei potuto dormire; ma questa paura è andata svanendo grazie all’intensità della gioia e delle esperienze di vita che questa Giornata Mondiale della Gioventù mi ha fatto vivere. Il dormire poco veniva ampiamente compensato dalla compagnia e dallo stare insieme. Una cosa che mi ha impressionato molto è il fatto di essere oltre un milione e mezzo di giovani in un solo luogo, allo stesso momento e con lo stesso obbiettivo: riscoprire la propria fede.
“La GMG ha mostrato a tutti che è possibile un altro mondo: un mondo di fratelli e sorelle, dove le bandiere di tutti i popoli sventolano insieme, una accanto all'altra, senza odio, senza paura, senza chiusure, senza armi!”; queste sono le parole di Papà Francesco alla GMG, che trovo molto importanti e che ci tenevo a riportare, perché descrivono il messaggio di pace che vuole trasmettere una GMG.
Il mio bagaglio al ritorno è ricco di emozioni forti, eventi che non scorderò, tanta semplicità e fraternità. Sono molto contento e soddisfatto di aver scelto di partecipare a una GMG e auguro a chiunque di vivere le stesse emozioni che ho provato io.

SAMUELE

 

 

 

La celebrazione più coinvolgente e bella per me è stata la prima messa a cui abbiamo partecipato. Era presieduta da un cardinale. Era il primo d’agosto. All’inizio ero dispiaciuta del fatto che non tutti seguissero con attenzione ciò che accadeva. So che è difficile seguire una celebrazione della quale non si capisce la metà di ciò che viene detto, lo so per esperienza, ma so anche portare un po’ di rispetto per fare in modo che chi capisce la possa seguire senza doversi sforzare di sentire qualche parola nel chiacchiericcio generale. Mi sono commossa al momento della consacrazione, perché tutti erano in silenzio e in ginocchio. Lì si capiva che tutti erano consapevoli di quanto stava accadendo sull’altare.

Mi sono particolarmente piaciuti i canti e la musica di tutte le celebrazioni anche se erano poco coinvolgenti, nel senso che non c’era il popolo che cantava (se si esclude l’Alleluia). I brani musicali mi sembravano delle canzoni di colonne sonore di film (spesso mi ricordavano brani epici). Al termine di alcuni canti c’era gente che iniziava ad applaudire, ma non mi sembrava giusto, non eravamo ad un concerto, ma ad una messa. Spero che i celebranti abbiano fatto molti complimenti all’orchestra e al coro e li abbiano ringraziati perché erano davvero incredibili.

Alla Via Crucis sono arrivata in ritardo, infatti ho l’ho sentita a partire dalla nona stazione e mi è spiaciuto aver mancato tutta la prima parte perché era davvero ben fatta ed emozionante. La musica era travolgente. Ad un certo punto mi sono seduta appoggiando la testa alle braccia e chiudendo gli occhi per assaporarmi ogni brano musicale, ogni voce, capire ogni singola parola. Era bellissimo così.

La veglia e la messa domenicale erano, a parer mio, eccessivamente dispersive. Sarà che non sono riuscita a seguire bene le celebrazioni per via della posizione (accanto allo schermo) e dell’audio (non si sentiva bene sempre…), però, guardandomi attorno, mi sembrava di essere in un accampamento squallido e impolverato con in sottofondo celebrazioni trasmesse da lontano. Hanno deluso un po’ le mie aspettative…

Ho avuto la fortuna di veder passare da molto vicino il Papa. Stavo andando verso i bagni prima della messa conclusiva della GMG e casualmente è passato sulla strada che stavo percorrendo. Personalmente ho provato più emozione a vedere le guardie passare in piedi sulle auto davanti e dietro la papamobile che vedere il Papa. Non capisco tutto l’estremo entusiasmo generale e le corse di certa gente per vedere passare il Papa, mi sembra quasi fanatismo…

Non ho particolarmente apprezzato il caldo, il peso sulle spalle dello zaino e della borsa del cibo, il dover sgomitare tra la folla per poter passare, o meglio, per non lasciarmi schiacciare, però questi fattori hanno reso l’esperienza un’avventura, che mi è piaciuto poter condividere con molti amici. La GMG è stata una bella opportunità per poter legare di più con degli amici (che avevo già). Ho avuto la possibilità di conoscere meglio un’amica che ora è diventata una delle mie amiche più strette e fidate.

L’idea di radunare molti giovani provenienti da tutto il mondo che vivono un’esperienza di fede è fantastica. Per me vedere così tanti giovani è stata una botta di vita. Sono stata un po’ delusa dall’organizzazione; sono consapevole che è difficilissimo riuscire a gestire un milione e mezzo di persone nello stesso luogo, però, a posteriori, la mia vena utopista e teorica ha pensato a possibili soluzioni per poter strutturare meglio lo spazio, controllare l’affluenza di persone, migliorare e potenziare i servizi igienici e sanitari, mantenere una certa pulizia, selezionare e gettare in maniera decente i rifiuti, ritoccare il volume dell’audio delle celebrazioni, …

Sono rimasta profondamente colpita dalla cordialità e dalla disponibilità della nostra famiglia ospitante. Non è per niente scontato che una coppia di anziani (più vicini agli ottanta che ai settanta) accolga nel loro secondo appartamento quattro ragazze e in seguito una quinta, mettendosi a disposizione per i trasporti alla mattina presto e alla sera tardi. È stato divertente scoprire che i portoghesi capiscono meglio il dialetto ticinese rispetto all’italiano.

LUCILLA